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San Girolamo

Merisi Michelangelo detto Caravaggio

(Milano 1571 - Porto Ercole 1610)

Secondo quanto tramandato da Giovanni Pietro Bellori, il dipinto fu eseguito dall’artista per il cardinale Scipione Borghese, raffinato e avido collezionista, noto tra i suoi contemporanei per essere uno dei più grandi estimatori del promettente pittore lombardo.

Il dipinto rappresenta San Girolamo, dottore della Chiesa, intento a studiare le Sacre Scritture che secondo la tradizione furono da lui tradotte dal greco al latino. Il santo è infatti presentato per le sue qualità di uomo di studi, ritratto come un anziano umanista piegato dalla complessa esegesi del testo sacro.

La partizione compositiva in due grandi campi di colore, caratterizzata da toni caldi - come l’incarnato del santo e il manto purpureo - e quelli freddi - il libro aperto su cui campeggia il teschio e il drappo bianco - sembra voglia enfatizzare un dialogo simbolico tra contenuti di natura opposta: vita e morte, passato e presente.

Per l’esecuzione rapida di alcuni dettagli e per l’immediatezza della stesura del colore, parte della critica ha ipotizzato che la tela non sia mai stata terminata.


Scheda tecnica

Inventario
056
Posizione
Datazione
1606 circa
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 116 x 153
Cornice
Cornice ottocentesca decorata con palmette.
Provenienza

Roma, cardinale Scipione Borghese (Bellori 1672, p. 208); Inventario 1693, Stanza II, n. 43; Inventario 1790, Stanza V, n. 19; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 33. Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1914 Roma, Palazzo Corsini;
  • 1922 Firenze, Palazzo Pitti;
  • 1951 Milano, Palazzo Reale;
  • 1986-1987 Roma, Palazzo Barberini;
  • 1991 Firenze, Palazzo Pitti;
  • 1992 Roma, Palazzo Ruspoli;
  • 1999 Madrid, Museo Nacional del Prado;
  • 1999-2000 Bilbao, Museo de Bellas Artes;
  • 2001 Okazaki, City Museum;
  • 2001 Tokyo, Museo Teien;
  • 2005-2006 Milano, Palazzo Reale;
  • 2006 Amsterdam, Van Gogh Museum;
  • 2006-2007 Dusseldorf, Museum Kunst Palast;
  • 2012 Belo Horizonte, Casa Fiat de Cultura;
  • 2012 Buenos Aires, Museo Nazionale delle Belle Arti;
  • 2013 San Pietroburgo, Hermitage Museum;
  • 2014-2015 Roma, Palazzo Barberini;
  • 2016-2017 Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana;
  • 2017-2018 Los Angeles, The J. Paul Getty Museum;
  • 2018-2019 Parigi, Musée Jacquemart-André.
Conservazione e Diagnostica
  • 1941 Carlo Matteucci;
  • 1947 Carlo Matteucci;
  • 1965 Renato Massi (pulitura, risanamento giunture, stuccatura e doratura della cornice);
  • 1968 Oddo Verdinelli;
  • 1981-1983 Gianluigi Colalucci (restauro completo);
  • 1988 Seracini-Lappucci (indagini diagnostiche);
  • 1996 Elena Zivieri, Guido Piervincenzi (consolidamento, disinfezione e risanamento della cornice)
  • 2001 Emmebici (indagini diagnostiche);
  • 2001 Giantomassi-Zari.

Scheda

Sebbene ad oggi non conosciamo alcun documento circa la data del suo ingresso in casa Borghese, la critica non ha nessun dubbio nel ritenere che quest'opera possa essere entrata in collezione per interessamento del cardinale Scipione, come debitamente segnalato nel 1672 da Giovanni Pietro Bellori: "per lo medesimo Cardinale [Borghese] dipinse San Girolamo che scrivendo attentamente distende la mano e la penna al calamaio" (Bellori 1672, p. 208).

Discostandosi leggermente dai suoi colleghi, Maurizio Calvesi (1994, pp. 274-276) ipotizzò che la tela non fu commissionata dal potente prelato ma venne a lui donata da Caravaggio che, aiutato in una delle sue tante disavventure giudiziarie dal noto collezionista, lo omaggiò con questo dipinto, raffigurando a tal proposito Girolamo in veste di cardinale, in riferimento alla porpora del suo protettore.

Il dipinto fu segnalato per la prima volta nella descrizione della villa fatta da Iacomo Manilli nel 1650 (p. 85) e debitamente registrato nell'inventario del 1693 come "un quadro grande in tela con San Girolamo che scrive con la testa di morto del n. 316 cornice dorata del Caravaggi" (Inv. 1693, St. II, n. 43). Nonostante questo documento, nel 1790 l'opera fu erroneamente avvicinata a Jusepe de Ribera (Inv. 1790, St. V, n. 19), giungendo con tale nome, attraverso gli elenchi fidecommissari, ad Adolfo Venturi che nel 1893 (p. 62) confermò l'attribuzione allo Spagnoletto. Restituita poco dopo al catalogo di Caravaggio da Ettore Modigliani (L. Venturi 1909, p. 39), la paternità dell'opera fu nuovamente messa in dubbio da Matteo Marangoni (1922, p. 38), Nikolaus Pevsner (1927-1928, p. 387) e Ludwig Schudt (1942, p. 54), i cui pareri furono fortemente respinti da Hermann Voss (1924, p. 73), Lionello Venturi (1925, p. 12), Aldo De Rinaldis (1948, p. 59), sir Denis Mahon (1951, p. 234), Roger Hinks (1953, pp. 27, 71, 112) e Walter Friedländer (1953, p. 316).

Nel 1951, assieme ad altre opere di Caravaggio, la tela fu esposta da Roberto Longhi a Milano dove fu unanimemente riconosciuta dalla critica come opera autografa e pubblicata in quanto tale nel 1959 da Paola della Pergola (pp. 80-81) nel catalogo della Galleria Borghese.

Inserita da Longhi (1952, p. 41) tra le ultime opere del periodo romano, il dipinto fu datato tra il 1605-1606, opinione accolta generalmente da tutti gli studiosi, ad eccezione di Mahon (1951, p. 234) che ne anticipò l'esecuzione al 1602-1603 e nel 1952 (p. 19) al 1602-1604.

Secondo Mina Gregori (1992, p. 274), la tela fu ideata probabilmente nella stessa congiuntura mentale della Madonna dei palafrenieri (inv. 110), ossia tra il 1605-1606, prendendo a modello la testa del vecchio ritratto nel San Girolamo di Montserrat e dell'apostolo centrale della Morte della Vergine (Parigi, Museo del Louvre). Dal canto suo, invece, Friedländer (1955, pp. 203-204) rintracciò il volto del santo in opere più antiche, come nell'uomo con gli occhiali nella Vocazione di san Matteo (Roma, San Luigi de' Francesi), e nell'apostolo Pietro e nel servo di Saulo, raffigurati rispettivamente nella Crocifissione di Pietro e nella Conversione di Saulo nella cappella della famiglia Cerasi (Roma, Santa Maria del Popolo).

L'economia della materia pittorica e la resa sommaria di alcuni dettagli, come l'irregolarità della barba, la fattura rapida del mantello e diversi pentimenti - alla mano sinistra, al braccio destro, al viso e nella posa del santo - spinsero Maurizio Marini a ritenere l'opera non finita (1974, p. 202; 1987, p. 489), ipotesi smentita nel 1983 da Mia Cinotti (p. 496).

  Antonio Iommelli

 




Bibliografia
  • I. Manilli, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana, Roma 1650, p. 85; 
  • G.P. Bellori, Le vite de’ pittori, scultori et architetti moderni, Roma 1672, p. 208;
  • A. Manazzale, Itinerario, 1817, I, p. 243;
  • E. e C. Platner, Beschreibung der Stadt Rom, Stuttgart-Tübingen 1830-1842, III, I, p. 295; 
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 374; 
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 62; 
  • J.A. Rusconi, Il Museo e la Galleria Borghese, Bergamo 1906, p. 81; 
  • L. Venturi, Note sulla Galleria Borghese, in “L’Arte”, XII, 1909, p. 39; 
  • G. Rouchès, Le Caravage, Paris 1920, p. 87; 
  • Mostra della pittura italiana del Seicento e del Settecento, catalogo della mostra (Firenze 1922), a cura di N. Tarchiani, Roma 1922, p. 50; 
  • M. Marangoni, II Caravaggio, Firenze 1922;
  • L. Schudt, Caravaggio, Wien 1942, p. 54; 
  • M. Marangoni, Note sul Caravaggio alla Mostra del Sei e Settecento, in “Bollettino d’Arte”, N. S. II, 1922-1923, p. 220; 
  • H. Voss, Die Malerei des Barock in Rom, Berlin 1924, p. 73; 
  • L. Venturi, Il Caravaggio, Roma 1925, p. 12; 
  • M. Marangoni, Arte Barocca, Firenze 1927, p. 152; 
  • N. Pevsner, Eine Revision der Caravaggio Daten, in “Zeitschrift für bildende Kunst”, LXI, 1927-1928, p. 387; 
  • A. von Schneider, Entlehnungen Heindrick Ter Brugghens aus dem Werk Caravaggio’s, in “Oud Holland”, XLIV, 1927, p. 267; 
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 92; 
  • L. Zahn Caravaggio (mit einem Kapitel über: Caravaggio und die Kunst der Gegenwart, von Georg Kirsta), Berlin 1928, pp. 46, 58; 
  • Catalogo della Mostra del Seicento e Settecento in Palazzo Pitti, Roma-Firenze 1930, I, p. 47; 
  • G. Isarlo, Catalogues. Caravage et le Caravagisme européen (II), Aix-en-Provence 1941, p. 95; 
  • A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese, Roma 1948, p. 59; 
  • B. Berenson, Del Caravaggio, delle sue incongruenze e della sua fama, Firenze 1951, p. 35; 
  • G. Castelfranco, Mostra del Caravaggio, in “Bollettino d’Arte”, XXXVI, 1951, p. 285; 
  • Mostra del Caravaggio e dei Caravaggeschi, catalogo della mostra (Milano 1951), Firenze 1951, p. 29; 
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese in Roma (Itinerari dei Musei e monumenti d’Italia), Roma 1951, p. 39; 
  • D. Mahon, Caravaggio’s Cronology, in “The Burlington Magazine”, XCIII, 1951, p. 234; 
  • M. Valsecchi, Caravaggio, Milano-Firenze 1951, tav. 48; 
  • L. Venturi, II Caravaggio, Novara 1951, pp. 29, 56; 
  • C. Baroni, Tutta la pittura del Caravaggio, Milano 1952, pp. 14, 22, 24; 
  • Caravaggio en de Nederlanden, catalogo della mostra (Utrecht 1952), Utrecht 1965, p. 4; 
  • R. Longhi, Il Caravaggio, Milano 1952, p. 41, tav. 37; 
  • D. Mahon, Addenda to Caravaggio, in “The Burlington Magazine”, XCIV, 1952, p. 19; 
  • L. Menassè, Il Caravaggio a Roma, in “Capitolium”, XXVII, 1952, p. 95; 
  • W. Friedländer, Recensione al Caravaggio di R. Longhi (1952) e di L. Venturi (1951), “The Art Bulletin”, XXXV, 1953, p. 316; 
  • L. Grassi, Il Caravaggio (dispense a cura di M. Carreri e M. R. Donati), Roma 1953, pp. 103, 181; 
  • D. Mahon, Contrast in Art-historical Method: Two Recent Approaches to Caravaggio, in “The Burlington Magazine”, XCV, 1953, p. 213 (nota 9); 
  • R. Hinks, Michelangelo Merisi da Caravaggio – His Life, his Legend, his Works, London 1953, pp. 27, 71, 112; 
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  • J. Bialostocki Caravaggio, Warsawa 1955, p. 45; 
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  • L. Scanu, La storia per le immagini. Caravaggio e la critica europea del Novecento, percorsi per un’iconografia storica, Padova 2018, p. 57;
  • A. Casati, Caravaggio tra naturalismo e realismo. Un percorso nella critica attraverso le mostre 1922-1951, Milano 2020.